Storia di Salerno: dall'epoca romana ai giorni nostri.
Un appassionante viaggio nella storia di Salerno, dall’epoca romana, quando era un castrum, fino ai giorni nostri, con la costruzione dei nuovi quartieri e delle più moderne opere di architettura.
Storia di Salerno romana e le origini del nome della città.
La storia di Salerno è documentabile dal 197 a.c, anno in cui era colonia romana. Durante la seconda guerra punica gli abitanti dell’agro picentino, si schierarono con Annibale, quindi i romani ritennero opportuno fondare un castrum sul monte Bonadei per sorvegliare quelle popolazioni.
Il nome che i romani diedero località Salernum, probabilmente deriva dalla piccola città preromana di Irnthi, la cui esistenza è attestata dalla scoperta di una necropoli del VI–V secolo a.C presso Fratte.
Irnthi sembrerebbe etrusca, infatti alcune monete campane della fine del IV sec, sulle quali c’è scritto Irnthi, sembrano riallacciarsi all’etrusco.
Salerno sarebbe stata successivamente greca: quando i greci vi arrivarono, il territorio era abitato da popolazioni di stirpe etrusco-sabellica, nella cui lingua l’attuale fiume Irno che si trovava ai margini della città di Irnthi, veniva indicato con la voce Sil= goccia, flusso e quindi fiume, da cui anche il fiume Silaro, cioè il Sele.
La città di Irnthi era indicata dagli Etruschi come la città del fiume, secondo la loro abitudine di chiamare le città con il nome del fiume che la caratterizzava.
Da escludere è l’ipotesi secondo cui Salernum indicherebbe la città posta tra il torrente Salum ed il fiume Irnum: sarebbe l’unico caso in cui una città prende il nome da due fiumi, di cui uno di scarsa importanza.
Dopo essere stata custode armato per il dominio romano, Salerno diventò una città vera e propria poichè le popolazioni circostanti si piegarono al dominio dell’impero romano.
La Salerno romana si estendeva da Via Duomo, Via Botteghelle e Via canali. Vi era un ampio circo nei pressi di Porta Rotese, da Via Tasso partiva uno dei decumani della città.
Nell’attuale Piazza Conforti si trovava il foro al cui centro spiccava un arco di trionfo in onore della famiglia Flavia. Vi era anche una fontana di granito, posta successivamente nell’atrio del duomo ed attualmente nella villa comunale di Napoli.
A fornire acqua alla Salerno romana era un acquedotto di cui una leggenda narra sia stato costruito in una notte dal mago Pietro Barliario e dai diavoli da cui deriva il nome Archi dei diavoli. Fu restaurato dai normanni.
In epoca romana Salerno si distingueva per la ricchezza e la vita agiata dei sui abitanti: i ricchi ed i nobili si fecero costruire splendide ville e grazie alla loro intraprendenza commerciale contribuirono a dare fama a Salerno di città ricca ed elegante.
Le mura della città di Salerno.
La cinta muraria della città di Salerno iniziò ad esser costruita intorno alla fine del II secolo a.C.
Un muro partiva da dove ora si trova il Castello Arechi, dal lato ovest, e scendeva fino all’attuale Via Tasso.
Successivamente le mura si allungarono ad est lungo gli attuali gradoni di Madonna della Lama, la chiesa di Sant’Andrea de Lavina e ancora verso est, su tutta la parte meridionale della città lungo Via mercanti, arrivando all’attuale Via delle Botteghelle e da qui le mura salivano a nord verso il foro in Piazza Conforti e verso est risalivano verso la sommità del monte Bonadei.
Lungo le mura vi erano 3 porte: Porta Nocerina che conduceva verso Nocera, Porta di Mare rivolta verso la spiaggia e Porta Rotese, che prendeva il nome dell’antica città Rota, oggi Mercato San Severino.
Durante il III secolo d.C fu modificata la cinta muraria, restando uguale solo sul lato ovest della città e fino alla via delle Botteghelle , ma poi procedeva verso est passando per l’attuale Via mercanti e saliva verso nord per raggiungere l’attuale chiesa di San Michele Arcangelo e da qui proseguiva fino alla Via bastioni per piegare ad oriente.
Proseguendo in salita sul lato est del castello, la nuova cinta muraria si congiungeva con quella parte delle mura che erano state lasciate immodificate.
La continua modifica della struttura muraria testimoniava il desiderio di renderla più salda e sicura. La cinta muraria cambiò nuovamente nel corso del V secolo d.C, quando dal lato ovest si spostava nei pressi della chiesa di Sant’andrea de lavina, da cui volgeva verso est piegando a mezzogiorno e continuando fino a un punto dell’attuale Via Porta di Mare.
Toccava poi perpendicolarmente Largo Dogana Regia verso nord e si congiungeva con la precedente cinta in prossimità dell’inizio del vicolo Pietro Barliario.
Sorta come castrum e trasformatasi in città, Salerno fu costretta dal mutare dei tempi a prendere di nuovo l’aspetto di un borgo fortificato e a restringere il perimetro murario rispetto a quello delle fortificazioni precedenti.
Storia di Salerno bizantina e longobarda.
Durante la storia di Salerno, assistiamo per molti anni alla presenza bizantina contrastata dai longobardi del ducato di Benevento, fino al 646, anno in cui il duca longobardo Arechi I riuscì ad occupare la città.
Sotto il lungo dominio longobardo Salerno godeva di fasto e splendore e divenne principato all’epoca del dominio del duca Arechi II, il quale fu incoronato principe nel 762 d.C : estese le dimensioni della città, la arricchì di magnifiche costruzioni e la Fortificò.
Alla morte di Arechi II, divenne principe Grimoaldo, che dopo il tracollo della potenza longobarda in Italia a causa degli invasori franchi, non obbedì all’ordine di Carlo Magno di abbattere le mura della città e alla fine dell’VIII secolo spostò alcune mura costruendone di più alte più forti ed adatte alla difesa.
Fu costruito un nuovo muro a sud, venne spostato in avanti anche il muro occidentale e quello orientale.
Dell’VIII secolo sono le chiese di Santa Trofimena e di Sant’Andrea nel rione Fornelle, di Santa Lucia e Santa Maria delle donne nella zona della giudecca (dalla dogana regia a santa lucia) in un nuovo rione della città posto tra il vecchio e il nuovo muro. Alla fine del secolo VIII vennero costruite le prime chiese alle falde del monte Bonadei.
All’interno della città l’unità della vita cittadina era incentrata intorno i palazzi dei signori ed alle chiese, mente si era ormai compiuto il processo di trasformazione degli edifici dell’antico foro in recinti di abitazione.
All’inizio del IX secolo, la nuova cinta muraria del lato ovest si congiungeva all’altra per mezzo del torrente Busanola, proseguiva sulla parte ovest della chiesa di Santa Trofimena nel quartiere Fornelle e si dirigeva verso Largo del campo da cui, continuando verso est, si immetteva nell’attuale Via di porta di mare fin al Largo dogana regia ed infine giungeva ai piedi del Vicolo Ruggi.
Dopo la morte di Arechi II, avvenuta del 787, il figlio Grimoaldo II respinse il tentativo dei bizantini di restaurare il loro antico dominio su Salerno.
I successori di Grimoaldo, dovettero affrontare la continua pressione dei franchi e l’ostilità del ducato di Napoli. I salernitani giunsero ad attaccare Napoli nell’831, dove si appropriarono persino del corpo di San Gennaro. I salernitani dovettero anche lottare contro la crescente potenza di Amalfi.
Nell’847 il principato longobardo di Salerno divenne indipendente da Benevento.
Si frantumava così l’antica longobardia meridionale, sopravvissuta all’invasione franca.
Il nuovo principato si estendeva da Cetara al Golfo di Policastro, con ampio retroterra in Campania, Basilicata e Puglia.
La vita del principato salernitano fu ostacolato da diversi mali interni ed esterni. Allo sviluppo del traffico marittimo salernitano si opponeva quello di Amalfi e per fronteggiare eventuali attacchi, il principe Guaiferio, fondatore di una dinastia durata oltre un secolo, fece costruire 3 massicce torri: una a levante, una a ponente e una sul mare, le quali andarono ad aggiungersi alle già importanti fortificazioni di cui era dotata la città.
La storia di Salerno è segnata dall’assedio musulmano dall’ottobre 871 al luglio 872. Intervenne a salvare la città Ludovico II, sceso con un esercito in Italia meridionale per scacciare i saraceni e riaffermarvi la supremazia dell’impero d’occidente.
Nel 1003, il principe Guimario III riuscì ad allontanare il pericolo dovuto da un’improvvisa incursione di saraceni grazie all’intervento di alcuni cavalieri normanni i quali, tornando da un pellegrinaggio in Terrasanta, si trovarono per caso di passaggio a Salerno.
Guimario V intraprese una politica di espansione territoriale, divenendo il più potente principe del mezzogiorno. Estese il suo dominio su Capua, Amalfi, Gaeta e Sorrento e venne riconosciuto dai capi normanni duca delle Puglie e della Calabria nel 1043. Salerno apparve così aver raggiunto l’apice della sua potenza: arricchita per tramite degli amalfitani e per gli attivi traffici, appariva più ricca di Roma e gareggiava per sfarzosità con Costantinopoli.
Storia di Salerno normanna.
L’inizio della storia di Salerno normanna è datato 1076, anno in cui finisce il dominio longobardo e inizia il dominio normanno degli Altavilla.
Con la conquista normanna, Salerno non perse il prestigio di città capitale e venne messa a capo dei vasti domini normanni dal Guiscardo, che governò con il titolo di duca di Puglia e Calabria, lo stesso titolo di Guimario V.
Durante gli anni del dominio di Roberto il Guiscardo, la città fu arricchita di artistiche costruzioni e incoraggiata allo svolgimento di attività culturali.
Sotto il Guiscardo la cinta muraria rimase quasi invariata. Furono costruite opere di fortificazione, restaurate vecchie chiese e vennero edificate opere monumentali quali il duomo, in onore dell’evangelista Matteo, patrono della città.
Durante il periodo di Roberto il Guiscardo ebbe il suo massimo splendore anche la scuola medica salernitana, da considerare la più antica istituzione medievale nell’occidente europeo per l’esercizio e l’insegnamento della medicina.
Nel 1160 in seguito a una rivolta, Salerno corse il rischio di essere distrutta dal re normanno Guglielmo il Malo, ma fu salvata per intercessione dell’arcivescovo e storico Romualdo Guarna e del salernitano Matteo d’Aiello, che fu poi famoso cancelliere del regno e uomo di stato di notevole valore.
Salerno aderì al partito nazionale che si affermò con l’elezione del re normanno Tancredi, fu invece ostile al partito della regina Costanza d’Altavilla, moglie dell’imperatore Enrico VI, figlio del Barbarossa, la quale voleva la successione del marito sul trono siciliano, come poi avvenne.
Per quanto riguarda le mura, durante l’età normanna Salerno era racchiusa nelle antiche mura che seguivano ancora grosso modo il tracciato romano, mentre nella parte costiera la città si sviluppava ancora secondo il perimetro dell’epoca longobarda.
Tra i principali rioni cittadini vi era l’Orto magno, la zona più ampia della città: il quartiere si estendeva dall’attuale via duomo fino al muro di confine orientale.
Vi era poi il quartiere della Corte, che costituiva il centro propulsore e direttivo della vita quotidiana e comprendeva l’antico Palazzo di Arechi, parte dell’attuale via mercanti e il quartiere dei Barbuti.
Da Porta Rotese a Porta di Ronca, vi era il rione Plaium montis, il quale comprendeva tutta la zona monastica alle pendici del monte Bonadei.
Numerosi erano i vicoli angusti, i bassi ad abitazioni a pianterreno (catodei) le case a due piani (solarate) e gli orti e i giardini. In età normanna, con la presenza dei complessi conventuali di San benedetto, San Michele, San Giorgio e Sant’Agostino, Salerno assunse le caratteristiche di città monastica.
Oltre che centri religiosi, i monasteri erano anche centri sociali e culturali, custodi delle tradizioni dell’arte medica e furono centro di attività economica. Diventano di proprietà dei diversi ordini religiosi le terre e le case che circondavano i monasteri i quali diedero slancio alla ripresa degli scambi commerciali.
Lo sviluppo dell’attività commerciale era favorito dall’aumento dei bisogni dei cittadini, scaturito dal miglioramento delle condizioni di vita e al crescere della popolazione.
Anche la maggior densità dei coltivatori della campagna contribuì ad avere una produzione sempre più abbondante. Ciò fu il motivo per cui Giovanni da Procida, storico e medico, promosse l’ampiamento e la costruzione del Porto e fece istituire dal re Manfredi l’annuale fiera di San Matteo.
La costruzione del porto di Salerno iniziò nel 1260 e nel 1318 venne restaurato da Roberto d’Angiò.
Con l’avvento della casa Sveva, cominciò per Salerno un periodo di grande decadenza, un danno che venne aggravato anche dalla crescente importanza della vicina Napoli, dove nel 1224 Federico II istituì la prima università di stato, con ripercussioni sulla scuola medica salernitana. La decadenza della città si accentuò durante la seconda metà del XIII secolo, per quasi un secolo la scuola medica salernitana perdette il diritto di conferire lauree.
Il Rinascimento a Salerno.
Nel corso della storia di Salerno, assistiamo a un periodo di accentuata decadenza durante il XIV.
Il palazzo di Arechi passò a privati, l’architettura dell’edificio subì trasformazioni che lo resero sempre più irriconoscibile. Scomparve il fastoso Castello di Terracina, mentre il Castello di Margherita di Durazzo ha avuto sorte migliore ed oggi è sede del Museo Provinciale in Via San Benedetto.
Nel 1419 per impellenti necessità finanziarie la regina Giovanna II fu costretta a cedere la città ai colonna e da questi il principato passò agli Orsini ed ai Sanseverino.
Sotto il principato di questi ultimi, nella seconda metà del XV secolo, Salerno godé di alcuni decenni di ripresa soprattutto culturale.
Segretario del primo principe di quella famiglia fu il celebre novelliere Masuccio e compagno dell’ultimo Sanseverino fu il poeta Bernardo Tasso, padre del famoso Torquato. In quegli anni Salerno e la provincia si arricchirono delle opere di Andrea Sabatini.
Con Ferrante Sanseverino si estinse la serie di principi di Salerno ed i suoi beni, compresa la città, furono messi all’asta. Il re di Spagna Filippo II vendette Salerno a Nicola Grimaldi, duca di Eboli, che aveva già comprato altri feudi del principato.
La decadenza di Salerno, iniziata con gli angioini e continuata sotto gli aragonesi, divenne ancor più grave sotto il dominio spagnolo. Questi non fecero volutamente nulla per migliorare le condizioni della città e lasciarono il suo porto in uno stato di quasi abbandono.
Gli spagnoli scoraggiarono il commercio e nulla fecero per migliorare le condizioni di vita della popolazione.
La Porta nova, cioè la porta sul lato orientale della città, nell’XI secolo si trovava allo sbocco di Via mercanti, così venne chiusa Porta Elina per fare spazio alla costruzione di Castel Terracena.
La Porta nova nel XVI secolo diede il nome all’omonimo quartiere.
Nel XVIII secolo venne costruita una terza porta, anche’ essa detta Porta nova, questa volta aperta verso oriente, mentre la precedente era rivolta verso il mare.
Quando la precedente Porta nova si trovava vicino l’ingresso di via mercanti, la famosa fiera di Salerno si teneva in un vasto campo che andava da Porta nova alla rotonda. Quando poi fu costruita la nuova Porta nova, questa venne posizionata dove è l’attuale Piazza della Rotonda.
Storia di Salerno nel 600'.
Nella storia di Salerno del Seicento, nel nuovo rione dell’Annunziata, nella parte occidentale della città, venne aperta una nuova porta, Porta Catena.
La cinta muraria del 600’ si estendeva ad ovest, a sud ed est della città. Ad ovest si avvicinava alla riva destra del torrente Busanola, percorrendo la collina fino alla chiesa dell’Annunziata, dove volgeva verso sud.
Procedeva ancora per la Porta di Mare e la Porta dell’Angelo fino all’attuale Piazza della rotonda da cui andava verso nord e continuava fino alle basi dell’altipiano della torretta, in via san bendetto, per congiungersi alla cinta precedente e dunque a via bastioni, a porta rotese ed al castello.
La storia di Salerno tra il seicento e settecento è segnata da un rifacimento urbanistico che si riflette particolarmente nelle costruzioni di Via Giovanni da Procida, strada ottenuta con la soppressione di vicoli e stradine tra la Dogana Vecchia e l’attuale Via Fasanella.
Fu aperto il transito sotto il Palazzo di Arechi, detto Arco di piazza; nello stesso tempo si rifece il Largo Campo e si ristrutturarono gli edifici in prossimità della chiesa del Salvatore in Via mercanti.
Durante il Seicento, il fulcro delle attività di Salerno erano tra Via Porta Catena, Via mercanti e Via Giovanni da Procida.
Molti antichi fabbricati sono stati danneggiati dal tempo, si sono salvati il rione dei Barbuti, il vicolo dei Caciocavalli e il rione delle Fornelle, che hanno conservato intatto il loro carattere medievale.
La Salerno seicentesca non superava i 10mila abitanti ed amministrativamente era divisa in 3 zone: Sedile del campo (ambiente aristocratico), Sedile di Portanova (ambiente mercantile), e Sedile di Porta Rotese.
La storia di Salerno già nel corso del 500 fu segnata da un decadimento della vita culturale, che continuò durante il 600’, tagliando fuori Salerno dal dibattito culturale che si andava svolgendo altrove in Europa e in Italia.
Scarsi sono gli esempi di opere di architettura cinquecentesca e quasi assente risulta la rivoluzione spaziale barocca che si trova solo nella Chiesetta di Santa Trofimena e nel Palazzo d’Avossa.
La difficile vita civile, sociale, economica e culturale e le misere condizioni della popolazione della Salerno seicentesca fomentarono la ribellione contro l’odiato governo spagnolo.
La rivolta di Napoli del 1647 ebbe ripercussioni anche a Salerno e i rivoltosi, sull’esempio di Masaniello, il pescivendolo amalfitano che guidò la sommossa popolare, elessero anch’essi un capopopolo, Ippolito da Pastena. Per un breve periodo di tempo la città cadde in mano ai rivoltosi e il Masaniello salernitano ebbe l’appoggio e l’attività alleanza del Duca di Guisa, pretendente francese al trono napoletano, il quale sbarcò con una flotta nel golfo di Napoli, nel corso di un fallito tentativo di impadronirsi del regno.
Nel 1656 la città, mantenuta in condizioni di abbandono ed in condizioni igieniche precarie dal restaurato malgoverno spagnolo, fu colpita da una grave pestilenza, e nel 1688 fu devastata da un violento terremoto.
Storia di Salerno nel 700'.
Solo nel 700’, con la fine della dominazione spagnola, le condizioni della città si risollevarono.
Salerno, come Napoli, risentì dei benefici del nuovo assetto politico-sociale e potè assistere al ridestarsi di tutti gli elementi ed aspetti della vita civile e culturale.
Si afferma soprattutto a Salerno, nell’architettura e nell’arte, lo stile rococò, grazie alla presenza in città di famosi architetti i quali imposero il nuovo stile, che conferì un particolare e pregevole aspetto pittoresco all’ambiente urbano, senza incidere sulla struttura viaria.
Primo fra tutti era l’architetto Sanfelice, sono sue opere il campanile dell’Annunziata, il Palazzo Ruggi d’Aragona, il Palazzo Conforti e il Palazzo Copeta. Il Palazzo Genovesi in Largo Campo è invece in stile vanvitelliano.
La città fu poi abbellita ulteriormente con il restauro di numerose chiese.
Nel 1799 Salerno aderì all’effimera repubblica partenopea, espressione della volontà di un’esigua minoranza giacobina, senza seguito nella popolazione. I fratelli Ferdinando e Antonio Ruggi, promotori e sostenitori coraggiosi di un governo provvisorio, pagarono con la vita il loro eroico tentativo.
Storia di Salerno nell'800.
L’occupazione francese portò sul trono napoletano prima Giuseppe Bonaparte e poi Gioacchino Murat. Quest’ultimo emanò nel 1811 il decreto di soppressione della scuola medica salernitana. In precedenza, con l’abolizione del sistema feudale nel 1806, Salerno era divenuta capoluogo di provincia. In seguito poi alla soppressione degli ordini religiosi nel 1807, Salerno perse la caratteristica di città monastica che aveva da secoli. Infatti durante la metà del 500’ nella sola Salerno vi erano 500 chierici e venti monasteri, ed ancora alla fine del 700 Salerno si presentava, secondo un viaggiatore francese con “nessun vascello in porto…ma tanti conventi in città”
Sempre alla stessa epoca la popolazione cittadina era di circa 9mila abitanti e la città aveva ancora dieci conventi, oltre l’arcivescovado, il capitolo cattedrale, il seminario e cinque parrocchie. Dopo il 1807 gli edifici conventuali venero affidati alle civiche amministrazioni o passarono al demanio dello stato.
Nella storia di Salerno di inizio 800′ la città era ancora circondata da mura, ma già verso la fine del secolo precedente era iniziata la costruzione della Via della Marina, attuale Via Roma, e nella prima metà dell’800 la città continuò ad estendersi verso il mare. Intorno alla metà del secolo, furono abbattute quasi tutte le mura e le torri ad esse adiacenti.
Oggi è possibile intravedere dei resti dell’antica cinta muraria lungo la Via dei bastioni, Via Spinosa, Via Masuccio salernitano e nei vicoli di Sedile del campo. Quasi intatte sono rimaste le costruzioni del Castello La Carnale, e la torre detta Angellara, posta all’estremo lembo orientale della città.
Intatta è rimasta Portanova, mentre tutte le altre porte sono state abbattute. Alcuni resti sono rimasti della Porta di Ronca, che sostituì l’antica Porta Nocerina, Porta del Fornaro, la quale già nel IX secolo di trovava nella cinta meridionale delle mura, sotto il quartiere delle Fornelle, e Porta Rateprandi (anch’essa costruita agli inizi del IX secolo) si trovava presso la Chiesa di Sant’Andrea a lato del Largo campo.
Dopo la restaurazione Salerno partecipò con molti illustri cittadini e nobili figure di martiri alle vicende del risorgimento.
Vi fu infatti una certa partecipazione di Salerno ai moti carbonari del 1820 e soprattutto ai moti cilentani del 1828, organizzati dalla società segreta dei Filadelfi: i capi della rivolta furono fucilati dove è attualmente la statua della libertà, presso le poste centrali.
Nel 1857 la città fu sede del processo contro i superstiti della spedizione di Carlo Pisacane.
La sera del 6 settembre 1860, Garibaldi arrivava a Salerno, si fermò a dormire nel palazzo dell’intendenza, posto nell’antico convento di Sant’Agostino, che pochi anni dopo doveva diventare la Prefettura.
Il giorno successivo raggiungeva a Nocera il treno che doveva portarlo a Napoli, dove lo stesso giorno fece il suo ingresso trionfale.
Nel periodo 1862-74 fu molto produttivo ed attivo il sindaco Matteo Luciani, mentre la vita politica della città fu dominata per 33 anni, dalle elezioni del 1861 in poi, dalla forte personalità del deputato e due volte ministro Giovanni Nicotera, l’unico superstite dei capi della sfortunata spedizione di Sapri del Pisacane.
Il decennio dell’amministrazione Luciani trasformò notevolmente il volto della città: furono aperti i giardini della villa comunale, costruito il nuovo teatro ed introdotta l’illuminazione a gas.
Fu sistemata Via Indipendenza e sorsero i primi fabbricati e costruzioni in una nuova importante strada, il Corso Vittorio Emanuele, che si interrompeva all’altezza dello spazio dove attualmente sorge il vecchio palazzo di giustizia e dove in quel tempo vi era la piazza d’armi, nella quale si trovava il mercato centrale e si svolgeva ogni anno la fiera di San Matteo.
Nella seconda metà dell’800 l’arteria principale della città era il Corso Garibaldi, nell’attuale Via Roma, dove si trovavano i più importanti alberghi, caffè e teatri, e che si affacciava sul mare.
Un assillante problema per le varie amministrazioni comunali fu appunto quello dell’azione corrosiva esercitata dalle onde sulla banchina esistente lungo il tratto prospiciente alla prefettura, insieme con quello, connesso, delle opere di sistemazione della spiaggia e della difesa contro il mare.
Il mare arrivava fino allo spazio ora occupato dal Teatro municipale e dai giardini comunali, allora disordinato e scosceso verso la spiaggia, utilizzato per pubblica discarica.
Le scarse attrezzature portuali erano del tutto insufficienti come dimostrano gli incidenti nei quali alcune navi vennero in quegli anni coinvolte. Fervevano già allora però progetti e polemiche sulla costruzione ed ampliamento del porto e sulla sua presunta utilità. porto fu ingrandito negli ultimi anni del secolo, tra il 1892 e il 1898.
Dopo il 1881 la stazione ferroviaria si trovava fuori dalla città e non vi erano case nell’attuale Via dei due principati, dove era il cimitero, per cui il rione Carmine appariva come un sobborgo di campagna.
La storia di Salerno nel 1899 è segnata da un violentissimo nubifragio che causò molte vittime e gravi danni. Strariparono il Fusandola, il Rafastia e l’Irno, allagando la città, le sue borgate e campagne. In città l’acqua si elevò in qualche punto fino a 4 metri d’altezza: furono particolarmente colpiti il rione della fiera vecchia e la zona in prossimità della chiesa dell’Annunziata. Il luttuoso evento si verificò nel mese di ottobre.
La storia di Salerno dal 900' ad oggi.
Si può affermare che quel periodo che va dal decennio della prima e feconda amministrazione Luciani fino a poco prima della guerra mondiale l’aspetto della città sia rimasto, nel complesso quasi immutato.
La storia di Salerno nel ventennio successivo al 1910 mostra un incremento dal punto di vista urbanistico, che ne ha modificato profondamente l’aspetto. Basta considerare che mentre nel 1910 la superficie coperta dal vecchio abitato si poteva considerare di 750mila mq, nel 1935 la superficie occupata giungeva a 2.500.000 mq di estensione, per effetto di un gran numero di costruzioni.
La popolazione cittadina da 25658 abitanti del 1901 passò a 41780 nel 1921 per poi stabilizzarsi e passare a 41994 abitanti nel 1931. Cresceva invece nel periodo 1921-23, la popolazione all’interno del comune, che da 51980 abitanti del 1921, saliva a 63084 abitanti nel 1931.
Nel periodo considerato numerose abitazioni sorgevano non soltanto nella parte occidentale e collinare della città, ma anche nelle sempre più popolose frazioni di Mercatello, Pastena e Fratte. Vennero costruiti nuovi edifici pubblici, come la prefettura, la camera di commercio, le scuole comunali, il nuovo liceo Tasso, il palazzo della banca d’Italia, quello delle poste centrali, il palazzo di giustizia ed il nuovo palazzo comunale.
Contemporaneamente allo sviluppo urbanistico si aveva negli stessi anni un notevole fenomeno di crescita economica. Attività fondamentale restava l’agricoltura: nel territorio comunale si producevano vino, frutta, ortaggi, agrumi, grano e pomodori.
Nel settembre 1943 Salerno vide lo sbarco di forze alleate anglo americane e l’anno successivo, dal 12 febbraio al 15 luglio, fu sede del governo regio dell’italia occupata dagli alleati.
Si svilupparono le industrie soprattutto quelle più immediatamente connesse all’agricoltura, come la molinatura e il pastificio e le fabbriche di conserve alimentari.
Meno numerose e spesso ancora caratterizzare da una produzione a livello artigianale erano le industrie tessili, quelle meccaniche di costruzione di caldaie a vapore e lavorazione del ferro battuto, le industrie di materiali da costruzione.
L’attività commerciale si svolgeva soprattutto attraverso il porto.
Il secondo dopo guerra a Salerno.
I danni subiti dalla città nella sola parte orientale a causa delle operazioni belliche furono dovuti soprattutto ai bombardamenti aerei.
Nel dopoguerra Salerno ha avuto un notevole sviluppo urbanistico e un forte incremento demografico.
Mentre nella prima metà del secolo Salerno si estendeva grosso modo dalla zona medievale alla stazione ferroviaria, giungeva in quegli anni a comprendere quasi tutta l’esile fascia tra le colline che la cingono da vicino e la sponda del mare.
Negli anni 50 i quartieri Fratte, il Carmine, Pastena, Torrione e Mercatello da sobborghi si trasformavano in veri e propri quartieri della nuova Salerno. Il cementificio e la stazione ferroviaria, che avevano per lungo tempo segnato il termine dell’espansione della città verso oriente, diventarono l’anello di congiunzione di una lunga serie di costruzioni urbane che ormai si spingevano fino a Mercatello ed oltre.
Si sviluppava l’attrezzatura industriale che appariva sempre meno legata all’agricoltura, che era costituita da cementificio, pastifici, industrie per materiali da costruzione e ceramica, industrie tessili.
L’occupazione era maggiore soprattutto nelle industrie manufatturiere, ed in particolare in quelle alimentari e tessili. A questo intenso sviluppo industriale non corrispose una crescita dell’attività commerciale, soprattutto a causa del ritardo con cui si portavano avanti i rinnovati lavori di ampliamento del porto.
La città appariva destinata ad un rapido progresso, vedeva sorgere nel periodo 1951-62 ventuno nuovi stabilimenti industriali ed era considerata nei progetti governativi e dalle valutazioni tecniche degli economisti un valido ed efficace polo di sviluppo industriale, uno dei più importanti e decisivi per il decollo economico dell’intero mezzogiorno.
La mancanza di adeguate infrastrutture limitava e ritardava i benefici effetti della desiderata crescita economica.
Nell’interno della città particolarmente grave appariva la mancanza di un piano regolatore che disciplinasse la caotica disorganizzata e incontrollata crescita urbana.
Il problema fondamentale di Salerno degli ultimi due decenni del secolo è stato in maniera sempre più evidente quello delle comunicazioni, sia per garantire la rapidità ed efficienza del movimento commerciale attraverso il porto, sia per collegare in maniera diretta ed immediata la città con i centri economicamente e socialmente più importanti della Campania e delle altre regioni limitrofe e con le località di interesse storico artistico e turistico della nostra provincia.
Nella parte orientale della città sono sorti e vanno realizzandosi nuovi quartieri popolari o residenziali. Il sopraggiungere della crisi economica ha contribuito a portare in evidenza elementi negativi e a fermare i positivi segni di decollo economico che si erano venuti delineando con la costruzione nella parte orientale della città di un’importante zona industriale.
Gli ultimi anni.
Nel primo ventennio degli anni 2000 Salerno ha continuato la sua riqualificazione urbana, soprattutto nella zona est e le zone collinari.
La zona orientale è stata dotata di parchi e nuove costruzioni tra cui il Parco del Mercatello, uno dei più grandi parchi artificiali di Europa.
Di interesse architettonico è la stazione marittima di Zaha Hadid. Un’opera di design che attira visitatori non solo per l’aspetto artistico, ma anche perché sede di ristoranti ed eventi.
Si attende la fine dei lavori della Piazza della Libertà e del Crescent. Una struttura moderna ma che riprende i caratteri dell’antica Salerno, semicircolare scandita da colonne e capitelli.
La nuova riqualificazione urbana non ha trovato consenso in tutti, secondo alcuni si sarebbe persa la vera essenza di Salerno, quella di borgo marittimo.